1990 11 Articolo: LA ROLLS ROYCE E' SALITA IN MOTOSCAFO

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LA ROLLS ROYCE E' SALITA IN MOTOSCAFO

Milano MITI e miliardi. Gran matrimonio quello tra la Rolls Royce di Crewe, nel Cheshire, trecento chilometri a nord di Londra la casa automobilistica dei potenti della terra, oggi di proprietà della Vickers e la RIVA di Sarnico, un bel paesino sul lago d' Iseo, 50 chilometri ad est di Milano, fiore all' occhiello della cantieristica italiana, uno dei nomi più prestigiosi sui mari di tutto il mondo, insieme alla Chris-Craft americana. Un matrimonio consumatosi quasi in segreto a febbraio di quest' anno (quando la Vickers ha acquistato il 100% della Riva per 24 miliardi), tra due stelle del firmamento dell' eleganza internazionale, nato sull' onda delle grandi strategie del mercato unico europeo e delle sofisticate operazioni di management e leveraged buy-out, e del quale solo adesso si riesce a comprenderne appieno la portata e l' importanza. Quello della Riva è forse l' unico caso in Italia, di un' azienda che in poco meno di due anni, è stata sottoposta ad una completa operazione di smontaggio e successivo rimontaggio secondo una scientificità di business, che confida nel leveraged buy out, la tecnica che consente all' alta direzione di una società oppure ad un acquirente esterno di trovare finanziatori o prestiti bancari per l' acquisto del pacchetto azionario di controllo, offrendo in garanzia le attività dell' impresa. Protagonisti della vicenda sono stati l' Italian Venture Fund, fondo di diritto inglese costituito dalla merchant bank Schroder di Londra, che si avvale in Italia della consulenza della Shroder Associati di Milano (partners Mario Carlo Ferrario e Paolo Colonna, che da anni lavorano in coppia e hanno concluso operazioni significative, come per esempio il rilancio della Pacchetti); la Continental Bank, che attraverso la sua sede di Milano ha sottoscritto e poi sindacato un pacchetto finanziario Term Financing di 30 miliardi così suddiviso: Banca Commerciale, Banco di Napoli, Banco di Roma, Credito italiano, Banque Indosuez Italia, Societé Generale, Continental Bank N.A. (20 miliardi senior facility); Continental Finanziaria S.p.A., Banque Francais du Commerce Exterieur Finanziaria, Sogen Finanziaria S.p.A. (10 miliardi Subordinated Facility). Ma vediamo come sono andati i fatti fin dall' inizio. Nel 1969 Carlo Riva decide di vendere tutto alla multinazionale americana Whittaker di Los Angeles, che vuole espandersi nella nautica. L' intera operazione va in porto per un ammontare complessivo di cinque milioni di dollari del tempo, che includono anche un debito che la Riva ha accumulato. Carlo Riva resta in carica come amministratore delegato, ma dopo un anno passa la mano al cognato Gino Gervasoni attuale presidente dell' azienda di Sarnico. In questi anni la produzione, soprattutto in vetroresina, va a gonfie vele e la Riva continua la sua espansione in tutti i continenti. Ma nel 1985 la proprietà subisce una nuova modifica. La Whittaker per motivi strategici decide di ridurre gli interessi nel settore cantieristico. Nonostante l' azienda di Sarnico fatturi 30 miliardi di lire con un utile netto di un miliardo, cede attraverso un' operazione di leveraged acquisition ante litteram, il 50% della Riva, per 10 milioni di dollari, alla Investcorp, la banca di investimenti del Bahrein (nel suo portafoglio, oltre a Gucci, in una politica che punta solo alle griffe che rendono, ci sono l' 80% delle gioiellerie Tiffany, i super offshore dell' Aronow Powerboats e la Breguet, uno dei più importanti costruttori svizzeri di orologi). Per portare a termine l' intero affare, viene infatti costituita una nuova società con un capitale di due milioni di dollari (50% Whittaker - 50% Investcorp), che attraverso un leveraged buy-out acquista per 20 milioni di dollari il 100% della Riva. Il 50% di questa nuova società viene ceduto alla Investcorp appunto per 10 milioni di dollari. Nel 1986 la Riva fattura 29 miliardi con un utile netto di un miliardo e nel 1987 scende a 23 con un utile netto di 500 milioni. Nel 1988 sale a 37 miliardi e l' utile netto torna a un miliardo. Ed è qui che si inserisce la Schroder Italian Venture Fund. Nel novembre del 1988 il fondo inglese acquista attraverso un' altra operazione di leveraged buy-out, l' 80% della Cantieri Riva. Il prezzo d' acquisto per il 100% della società viene fissato a 16 miliardi. Il debito esistente è di 10 miliardi. L' operazione è piuttosto complessa e viene coordinata interamente da Milano attraverso la Schroder Associati (partner Carlo Ferrario e Paolo Colonna) e la Continental Bank diretta da Andrea Negri. Viene creta una nuova società con un capitale di due miliardi. Schroder 80% - 20% Gino Gervasoni e altri managers). I restanti 14 miliardi li mette la Continental Bank con un finanziamento ponte. Questo si trasformerà a breve in un finanziamento Term Financing complessivo di 30 miliardi (suddiviso e sindacato come abbiamo detto all' inizio), dei quali 14 già stanziati per l' acquisto della Riva, 10 per rifinanziare il debito esistente e 6 miliardi per l' indebitamento stagionale. L' ultimo atto è quello che vede la comparsa della Vickers nel febbraio del 1990 con l' acquisto del 100 per cento della Riva per 24 miliardi di lire. La multinazionale inglese fatturato complessivo 1989, 695,7 milioni di sterline con un utile netto di 60,6 milioni di sterline nata come azienda aeronautica (fabbricava i famosi Spitfire della seconda guerra mondiale) è oggi un colosso del global business con interessi nel settore militare (è in procinto di presentare al governo inglese il nuovo carro armato Challenger 2), in quello delle apparecchiature mediche (soprattutto incubatrici per neonati), della litografia e dei motori marini. Nel 1980 ha acquistato il settore auto della Rolls Royce dal governo inglese (nel maggio del 1973 l' azienda in fallimento era passata allo stato, che aveva deciso di mantenere solo il controllo strategico della divisione motori aerei, di cui era il maggiore committente). La Rolls Royce Motors Cars, con 253,2 milioni di sterline di fatturato nel 1989 e un utile lordo di 24,7 miioni di sterline, rappresenta oggi la quota di business più importante dell' intero giro d' affari della Vickers. Strana storia quella della Riva. Fu Pietro Riva nel 1842 durante la dominazione austriaca della Lombardia a fondare il primo cantiere a Sarnico. Faceva barchini per i pescatori. Seguì il figlio Ernesto e poi ancora il nipote Serafino. Negli anni Trenta i Riva erano già i motoscafi dei divi del cinema e status symbol nei porti della Costa Azzurra. Nel dopoguerra saranno il figlio Carlo e il cognato di questi, Gino Gervasoni, a trasformare la Riva in un mito mondiale con clienti tra re, divi di Hollywood, imperatori e magnati. Con 40 miliardi di fatturato nel 1989 (+11,1% sul' 88) e un utile netto di un miliardo (80 scafi costruiti, con modelli che vanno dal mitico Acquarama da 460 milioni, ai Black Corsaire da 3,4 miliardi), la Riva è stata un gioiello che ha fatto la fortuna di molti. Basta fare un piccolo calcolo delle plusvalenze, che ogni nuovo proprietario ha guadagnato per capire quanto sia stata redditizia l' azienda di Sarnico. E forse, quello della Riva è un grande mito, non più italiano, destinato a non tramontare ancora per lungo tempo.

di FABRIZIO DE' MARINIS