2004 10 Articolo: Ha compiuto mezzo secolo di attività uno dei decani dell'artigianato navale triestino, Luigi Pitacco
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Ha compiuto mezzo secolo di attività uno dei decani dell'artigianato navale triestino, Luigi Pitacco. Nato a Pirano nel 1940, è uno degli ultimi «maestri d'ascia», capace di costruire un'imbarcazione con le sue mani, a partire dallo scafo per arrivare agli interni. Pitacco ha iniziato a lavorare come falegname nel'54 in una ditta di mobilieri, per poi proseguire l'attività come artigiano nel 1963. E' in questo periodo che inizia il lavoro sulle navi, lavora a parte degli interni del transatlantico «Raffaello». L'attività si è andata estendendo, il lavoro si è diversificato, dagli scafi delle imbarcazioni, al restauro delle navi d'epoca. Adesso, socio del cantiere navale «Alto Adriatico», come «maestro d'ascia», costruisce imbarcazioni in legno, ne cesella con cura gli scafi e gli interni. Tra le ultime realizzazioni il «Chandra», imbarcazione costruita interamente in legno per l'ex assessore regionale Antonucci. In agenda il restauro di un 24 metri del 1898. La figura del «maestro d'ascia», artigiano abilissimo nella lavorazione del legno e nella costruzione di imbarcazioni, ha radici profonde a Trieste. Ogni cantiere navale vantava il proprio maestro e spesso era l'abilità di quest'ultimo che determinava l'avvio di una commessa. Nella seconda metà dell'Ottocento, con l'idustrializzarsi dei processi produttivi navali, la figura del «meastro d'ascia» viene sostituita dall'igegnere navale. Fino ad allora, la costruzione degli scafi seguiva linee teoriche tramandate dalla tradizone, a livello artigianale, con l'industrializzazione la scienza prende il posto della tradizone. A Trieste, negli anni '40 dell'Ottocento, emergono Gaspare e Giuseppe Tonello, padri della moderna cantieristica triestina e di fatto i primi «ingegneri navali», che fondarono nel 1837 i «Cantieri S.Marco». La figura dell'artigiano navale sopravvive nei piccoli cantieri navali, negli «squeri», dove si continuarono a costruire piccole imbarcazioni per la pesca e velieri di medie proporzioni. Tra gli ultimi «maestri d'ascia», Mariano Craglietto, scomparso nel 1998, titolare dell'omonimo cantiere navale, costruttore di numerose imbarcazioni anche in collaborazione con il progettista Carlo Sciarelli, tra cui spicca la barca a vela «Sagittario» del 1972; Arrigo Petronio, titolare dell'omonima carpenteria navale, ha realizzato numerose imbarcazioni prima di tramandare la sua arte al figlio Massimo. Fino ad alcuni anni fa, il lavoro principale di questi artigiani interessava la costruzione delle imbarcazioni, oggi si occupano prevalentemente del restauro e della manutenzione navale. Negli ultimi anni la specialità ha vissuto un momento di crisi, lamentando la mancanza di un cambio generazionale. Molti giovani «imparano il mestiere per poi andare a lavorare fuori città», in cantieri navali più grandi, capaci di garantire meglio gli aspetti economici di un'«arte» faticosa e spesso sottovalutata. Oggi, a più di un secolo dall'industrializzazione del processo costruttivo delle imbarcazioni navali, l'attività artigianale legata alla figura del «maestro d'ascia» è sempre più ricercata. Le imbarcazioni in legno sono preferite ai moderni motoscafi in vetroresina, richiamando attorno ai piccoli cantieri navali sempre più numerosi acquirenti, disposti ad una spesa «maggiore» per poter realizzare su misura «l'imbarcazione dei propri sogni».
17 ottobre 2004