2009 07 Articolo : C Boats Superyacht
http://www.nautica.it/boatshow/cboat/27-82.htm
testo:
C.BOAT 27-82 ARIA
Un dislocante di acciaio pensato come un albergo a cinque stelle ma costruito come una barca da lavoro. Charter o uso strettamente privato? A far pendere la bilancia da una parte o dall'altra, la possibilità di un allestimento assolutamente custom.
Poche aziende nautiche possono definirsi "marketing oriented" come la C.Boat di Mauro Corvisieri. Dopo dieci anni di attività quale titolare di una delle compagnie di charter più alla moda, con una flotta di ben 25 yacht e 7 aeromobili, il giovane manager palermitano ha infatti deciso di costruire una gamma di grossi cabinati, concepiti e disegnati sulla base delle reali esigenze espresse dalla sua facoltosa clientela.
SCHEDA TECNICA
- Design: Mauro Mortola (Engineer), Mauro Corvisieri (Concept)
- Lunghezza f.t.: 27.30 m
- Larghezza massima: 7.50 m
- Immersione massima: 1.60 m
- Dislocamento a pieno carico: 128t
- Cabine passeggeri: n. 1 owner suite, n. 2 double staterooms, n. 2 doubles
- Cabine equipaggio: n. 2
- Motorizzazione: Caterpillar C-8 2x875 hp
- Velocità massima: 14 nodi
- Velocità di crociera: 10 nodi
- Riserva carburante: 16,000 litri
- Riserva acqua: 3,000 litri
- Generatori: n. 2 Napro Yanmar da 40 KW a 380 V
- Building Class EC: A
Per ulteriori informazioni: C.Boat, via Ammiraglio Rizzo, 17; 90142 Palermo; tel. 091 6372604; sito web www.cboat.it; e-mail info@cboat.it.
Trattandosi spesso di persone che vivono il mare saltuariamente, essendo professionalmente impegnate in luoghi assai diversi, le loro richieste prioritarie sembrano poter essere riassunte in due fondamentali: quella di sentirsi assolutamente sicure e protette su un genere di mezzo con il quale non hanno una grande dimestichezza; quella di poter disporre di tutte le comodità che, per abitudine, trovano negli alberghi a cinque stelle. La risposta di Corvisieri è sotto i nostri occhi: quale prima unità del nuovo cantiere, il C.Boat 27 82 pretende infatti di rappresentare la filosofia progettuale e costruttiva sulla quale verrà sviluppata la gamma, prevista in quattro modelli fino a 35 metri di lunghezza. Per quanto riguarda l'aspetto sicurezza, il 27 82 mette in evidenza - ove possibile - tutti quei dettagli che ne denunciano l'effettiva impostazione tecnica "da lavoro". Un'occhiata alle specifiche di costruzione chiarisce subito che non si tratta di una semplice etichetta: basti pensare agli 8 millimetri di spessore per l'acciaio della carena o agli intervalli di 50 centimetri tra una costola e l'altra della fitta struttura portante. Per quanto concerne invece l'aspetto più abitativo, è veramente sufficiente fare una passeggiata tra i vari ambienti per rendersi conto che c'è veramente poco o niente di quelle scomodità tipicamente nautiche che, persino in certi superyacht, possono far rimpiangere il comfort casalingo. Perciò, le cabine - e non soltanto la scontata armatoriale, con i suoi 25 metri quadrati - hanno le dimensioni e la forma di vere e proprie stanze da letto, mentre il corridoio sul quale esse affacciano, visto con occhi marinareschi, può far pensare addirittura a uno spreco di spazio. Ma se è soprattutto sottocoperta, sul ponte inferiore, che il 27 82 si distacca in modo radicale dalla maggior parte dei suoi simili, sul ponte principale non mancano alcuni segni di forte distinzione. Qui, la stessa impressione di geometricità del livello inferiore si arricchisce del fattore luminosità, che accentua lo stile minimalista degli arredi e accende i già forti contrasti cromatici delle essenze. Grazie a ciò, il pagliolato nero diventa il vero protagonista di un grande salone, nel quale ci piace immaginare - sarà per lo stile vagamente orientale? - semplici ma significative composizioni ikebana, realizzate da mani sapienti. La zona pranzo, leggermente defilata poco oltre la mezzanave, è in perfetta corrispondenza con la cucina: un vano dal taglio nettamente professionale ma abbastanza elegante da meritare la possibilità di essere esposto alla sala mediante l'apertura di un'ampia porta scorrevole a due ante. All'estremità prodiera, infine, la plancia è resa spettacolare dall'alta finestratura spiovente che, oltre a garantire un'ottima visuale su tre lati, le conferisce una particolare illuminazione naturale. E' importante sottolineare che un allestimento così originale costituisce esclusivamente una proposta, un suggerimento, una possibilità: qualsiasi elemento non strutturale è infatti da considerare modificabile o addirittura riprogettabile integralmente. Persino il flying bridge si presta a interpretazioni diverse da quella proposta da questa prima unità, anche se l'organizzazione della parte prodiera - quella che interessa direttamente la timoneria esterna - è, secondo noi, da non toccare: in particolare, ci è piaciuto il fatto che, nonostante a proravia della plancia si trovi un'ampia dinette, il pilota mantiene comunque una comoda visuale della prua. A nostro modo di vedere, c'è una stretta coerenza tra quel che abbiamo fin qui osservato "a barca ferma" e ciò che essa ci rivela in navigazione: una navigazione in pieno dislocamento, dunque morbida, regolare, rassicurante, silenziosa, a garanzia di un'autentica vita di bordo che possa incominciare nel momento stesso in cui si parte e non soltanto, necessariamente, quando si arriva. Ecco, quindi, che quei 10-11 nodi di velocità di crociera, garantiti da una motorizzazione relativamente economica (due Caterpillar da 875 HP ciascuno), perdono il loro significato di lentezza e acquistano quello di un piacere da gustare con la giusta calma. Slow-cruise come slow-food, insomma.