2011 06 Articolo: BLOCK NOTES di Fausto Sartini: Il punto della Congrega
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» RAVENNA - 19/06/2011 BLOCK NOTES di Fausto Sartini: Il punto della Congrega
I Cantieri Sartini e lo sloop PASSATORE: da quarant'anni una storia di Cervia
Pensando alla Città di Cervia viene naturale riconoscerne l'anima profondamente legata al mare, così come quella dei suoi abitanti, che nei secoli hanno saputo trarre dal mare la materia prima del loro sostentamento, trasformando l'elemento naturale con le proprie mani, dapprima nel prezioso sale, poi nella ricca cornice ideale, che fa di Cervia una delle località turistiche più rinomate al mondo. Cervia deve da sempre al mare la propria fortuna, essendo nata in funzione di esso e del suo sfruttamento. Sarebbe un peccato che in tempi moderni, caratterizzati da un eccessivo conformismo e da spesso sconclusionati tentativi di far fronte alle insidie della globalizzazione, si dimenticassero quei valori che hanno da sempre permesso il salutare dinamismo delle nostre genti. Sono stati l'amore e la cultura del mare che hanno permesso la creazione delle molteplici attività ad esso collegate; fra le tante anche quella di un ostinato e coriaceo artigiano: Peppino Sartini, che nei difficili momenti del dopoguerra, unendo la sapienza acquisita sul campo e la fantasia di chi sa guardare un orizzonte increspato e sferzato dal vento, iniziò a costruire barche nella nostra cittadina. Queste erano dapprima fatte per l'utilità di chi con il mare ci lavorava; poi, grazie all'incalzante progresso dell'epoca, furono destinate al diletto di chi iniziava a scoprire la bellezza del nostro paesaggio a fini turistici e ricreativi. Negli anni '50 e '60 Cervia conobbe il proprio boom economico, dovuto al successo del turismo balneare, e Peppino Sartini, con il cugino Adriano De Cesari, aveva colto al balzo l'occasione per realizzare nella sua bottega splendidi esemplari di barche per il diporto. Si trattava di scafi a motore, degni di competere con i marchi più rinomati nelle seguitissime gare, o raid, che anche a Cervia, a quei tempi, si organizzavano con folto seguito di pubblico; ma erano anche barche a vela, realizzate sui modelli più in voga: mouscadet, corsaire, dinghy, ecc.. La peculiarità della produzione del Cantiere Sartini era l'assoluto uso del legno come materia prima. Questa caratteristica rimase intatta anche quando, nonostante l'incalzare di nuove tecnologie, all'inizio degli anni '70 il Cantiere Sartini si accinse a realizzare un modello di barca tutto suo, che dovesse consacrare definitivamente l'inventiva del maestro d'ascia Peppino. Nacque così il Passatore: uno sloop di 8 metri e mezzo, interamente in legno, adatto sia alla crociera che alla regata. Anche allora infatti, forse più di adesso, i gioielli tecnologici, sia che fossero su ruote, a motore o sospinti dal vento come nel nostro caso, prima di diventare di uso comune dovevano dimostrare la loro validità in campo sportivo. Da questo punto di vista il Passatore non poteva scegliere una stella migliore sotto cui nascere: l'idea che già da tempo frullava nella testa di Peppino Sartini di costruire una barca completamente nuova, venne agevolata dalla conoscenza di due già affermati assi della vela agonistica: Uccio Ventimiglia e Cino Ricci. Con il loro aiuto si poté contare sulla collaborazione di un giovane emergente architetto francese, Finot, colui che negli anni successivi, tanto per intenderci, progettò alcune fra le barche più vincenti a livello mondiale fra cui Fila di Giovanni Soldini. La maestria artigiana di Sartini e le intuizioni creative di Finot partorirono un perfetto mix di innovazione e di tradizione che subito si affermò al debutto nella Settimana Velica di Genova del 1971. Il Passatore Numero Uno, o più semplicemente Passatore, ancora prototipo, con un bel equipaggio di grintosi protagonisti (oltre ai già citati Uccio e Cino, anche Ellero Tamburini, Sandro Mattioli ed i transalpini Ervee Vimec e Laurent Cordelle), si fece beffe di tante barche blasonate, anche di classe superiore, e stravinse la manifestazione. Fu quello il trampolino di lancio che portò ad altri successi sportivi; citiamo fra i più importanti il secondo posto alla Half Ton Cup del 1972. A questi seguirono come logica conseguenza anche i successi commerciali, con il Passatore protagonista dei saloni nautici più quotati. Non è esagerato affermare che per la nautica da diporto, specie per quella italiana, il progetto del Passatore, con la sua caratteristica poppa larga, fu una vera rivoluzione: lo stesso Finot prese spunto da quel suo ben riuscito "figliolo" per progettare tanti altri famosi scafi di serie, così come da quegli anni furono tante le imitazioni realizzate da altri cantieri. Il Passatore però ha continuato a vantare su tutti il gradimento dei velisti per l'ampiezza del pozzetto e per la funzionalità dei suoi interni, eccezionali in una barca di quelle dimensioni. A questo proposito è bene ricordare che ben poche barche inferiori ai 9 metri possono vantare l'abitabilità del Passatore, cosa che sarebbe senz'altro gradita ancora adesso per rendere la passione della vela un po' più economica ed alla portata di tutti. Ma tutte queste considerazioni non avrebbero lo stesso valore se non si parlasse anche di una barca che unisce al confort la sicurezza delle sue qualità "marine": tuttora si sente spesso dire in banchina dagli skipper più esperti: "Con il Passatore sono sempre tornato a casa, in qualsiasi condizione di mare!" . Dopo il 1971 il progetto del Passatore venne subito affinato e nel giro di pochi anni il cantiere ne arrivò a costruire ben 136. Ognuno fedele all'idea originale, ma al tempo stesso ognuno uguale solo a se stesso, grazie alla cura artigianale con la quale veniva costruito, sempre rigorosamente in legno, che permetteva tante piccole varianti per soddisfare le esigenze di ogni committente. Centotrentasei pezzi unici quindi, così come uniche sono le storie che ognuno dei 136 Passatori può raccontare: molti furono protagonisti di regate importanti, alcuni hanno visto muovere i primi "bordi" di velisti alle prime armi nelle scuole di vela più prestigiose (citiamo i Glénans) , altri semplicemente hanno accompagnato famiglie ed appassionati amici in crociera per il Mediterraneo e l'Atlantico. Tanti suoi protagonisti hanno vissuto le più mirabolanti avventure nel mondo della vela, basti pensare che il nucleo primario di uomini che portò per prima l'Italia in Coppa America , quello di Azzurra per intenderci, si formò attorno al Cantiere Sartini ed al Passatore. Il successo commerciale del Passatore fu recepito anche agli antipodi: un cantiere giapponese ne realizzò successivamente al 1973 ben 46 esemplari. Ora il Cantiere Sartini non c'è più ed il Passatore è fuori produzione dal 1986. Ma nonostante questo il Passatore è ben lungi dall'essere una barca del passato e la sua avventura non è finita: in tutti questi anni la passione per questa barca è rimasta viva, rendendo vivace il mercato dell'usato. E' rimasta immutata la soddisfazione di nuovi e vecchi armatori che, intenti a godersi la vita da barca nell'ampio pozzetto, sentono provenire dalle banchine dei porti visitati, sia nostrani che esteri, ammirati apprezzamenti per l'eleganza di questo vecchio e glorioso "legno". Allo stesso modo non si sono ancora perse le conoscenze e le professionalità del Cantiere Sartini: molte sue maestranze hanno continuato ad operare in altri cantieri, soprattutto a Cervia, dove per altro i lavori di manutenzione sui Passatori continuano ad impegnare i migliori artigiani. Così come succede per tutte le belle cose, un po' particolari ed uniche, anche per il Passatore è nata una associazione spontanea di appassionati, siano essi armatori o semplici "innamorati" di questa barca: la Congrega del Passatore. La naturale sede di questo sodalizio è Cervia, dove tra l'altro partecipa attivamente alle iniziative dei Circoli nautici locali, ma non per questo è cosa esclusiva dei cervesi: sono tanti infatti i soci sparsi in tutta Italia, che sentono stretto il legame con la nostra città proprio grazie al cordone ombelicale che unisce ogni Passatore a Cervia. Grazie alla Congrega, che recentemente ha compiuto un censimento, seppur parziale, dei Passatori ancora naviganti in Italia, ogni anno gli armatori del Passatore si radunano in Settembre a Cervia per celebrare la loro barca e l'amicizia con il mare che ne ha bagnato il varo. Grazie anche ad un libro, che riassume la storia del Passatore e delle persone che lo hanno creato, e a un sito internet dedicato alla barca, la Congrega mantiene vivo il contatto fra tutti gli appassionati, molti dei quali giungono nella nostra città anche per far eseguire nei sui cantieri importanti lavori di raddobbo delle loro barche. Oltre a tutto ciò, a conferma del dinamismo che accompagna questa barca, non bisogna dimenticarsi delle numerose regate a cui i Passatori partecipano, rinnovando lo spirito agonistico per il quale erano stati creati. Il mondo del Passatore è quindi indubbiamente ancora ben lungi dal vedere il tramonto. Purtroppo le insidie che possono rendere difficile la futura esistenza di questo simbolo di creatività, maestria artigiana, cultura del mare e senso di appartenenza tutta cervese, sono presenti e lo sono non solo per il Passatore, ma anche per quella tradizione marinaresca che per secoli ha caratterizzato la nostra città e nutrito le nostre speranze e fortune. I pericoli sono l'oblio e l'inedia nei confronti del comparto del porto, anch'esso simbolo della nostra cultura e vocazione; essi si possono tramutare nell'annoso problema dell'insabbiamento del canale, nella mancanza di adeguati posti barca sia per il lavoro che per il diporto e nell'impoverimento del tessuto economico che vi gravita attorno; pesca, commercio, turismo e cantieristica, da sempre vanto della nostra città, rischiano di annichilire. Certo, la sopravvivenza dei Passatori non è la cosa più importante da risolvere, ma la tutela di un simbolo riconosciuto ovunque di come Cervia è stata e di quanto possa essere capace di produrre, ispirandosi alla propria tradizione, può essere un segnale forte di volontà e di ripresa.