2013 09 Articolo: L'albergo di lusso abbandonato Marcegaglia ora presenta il conto

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di GIULIA PARAVICINI

L'albergo di lusso abbandonato

Marcegaglia ora presenta il conto

Degrado nell'hotel a cinque stelle per assenza di manutenzione

Un hotel a cinque stelle aperto per solo pochi mesi e poi affidato all'incuria. "Intervenire sarebbe come diventare corresponsabili dello sfascio", spiega uno dei dirigenti della Mita Resort, la società legata alla ex presidente di Confindustria che chiede i danni

LA MADDALENA - L'ingegner Donato Rossi è un milanese vispo. Procuratore speciale della Mita Resort di Emma Marcegaglia, mostra idee chiare quando si tratta di discutere del "problema": le manutenzioni che la società non ha mai fatto in alcune aree dell'ex Arsenale. Perché un privato si mette nelle condizioni di lasciare che il patrimonio su cui è seduto perda valore ogni giorno? Nell'inerzia, secondo il manager, c'è una logica. "Noi non interveniamo perché siamo in causa", ci spiega mentre passeggia nella sala conferenze, con vista a picco sul mare, in cui oggi troneggia sola una sedia di plastica viola di Kartell. "Siamo convinti che la struttura non sia stata eseguita a regola d'arte. L'oggetto è fatto con vizi e difetti di forma. Ma se ci metto le mani divento corresponsabile, questa è la filosofia. Chiaro, no? Noi abbiamo le nostre convinzioni e sono convinzioni forti. Poi spetterà al collegio arbitrale il verdetto finale".

Contenzioso con la Protezione Civile. Dal gennaio del 2011 Mita ha aperto un contenzioso con la Protezione Civile, il concedente che nulla più vuole sapere di questa storia, tanto da aver fatto, e perso, un ricorso in Cassazione per far subentrare la Regione al suo posto. Ma mentre lo Stato (Regione, Comune, ministero dell'Ambiente e Protezione Civile) si lacera e non raggiunge un accordo su chi sia il responsabile della catastrofe, Mita chiede il conto. Decine di milioni di euro: un 20 per cento per la mancata consegna definitiva delle aree, dei verbali di collaudo e prove in contradditorio (mai consegnati in via ufficiale, ma consultati dalla società sin dall'inizio), un 30 per i presunti vizi e difetti di realizzazione a cui vanno a sommarsi i soldi, tanti, per danno d'immagine. Un bel gruzzolo, considerando che la società pretende i danni vuoto per pieno, aggirando così stagioni turistiche non certo rosee che non avrebbero mai riempito La Maddalena hotel & yacht club. Come se non bastasse, l'orologio che gira non va a favore del concedente; ogni giorno che passa senza che la Protezione Civile e la Regione trovino un accordo fa aumentare i costi. A Mita oramai poco importa. Qualcuno pagherà, e Rossi non ha dubbi in merito.

L'una tantum mai versata. Scende le scale e nel mentre accarezza la parete in marmo nero su cui è intarsiata una mappa del mondo, riprende con convinzione il filo del ragionamento. "Poi, per carità, ognuno fa la sua parte. Io dico solo che se la nostra società ha budgettato un tot su un piano industriale che ha una durata di un certo tipo, ci sarà pure un danno se in 4 anni abbiamo potuto aprire solo qualche mese". Eppure Mita la sua parte l'ha fatta a modo suo. Nemmeno l'ombra dei 31 milioni una tantum che avrebbe dovuto versare in tre rate alla Protezione Civile entro 13 mesi dalla data di aggiudicazione. Stesso discorso per l'irrisorio canone annuo, 60mila euro, una sorta di affitto, che le casse della Regione non hanno mai visto.

Incuria sovrana. E mentre il collegio arbitrale è in attesa della nomina del Capo tecnico d'ufficio per valutare la richiesta danni, l'area che dopo la dipartita dei militari americani nel 2008 avrebbe dovuto rilanciare l'economia della Maddalena è abbandonata a se stessa. L'incuria regna sovrana, la "Casa sull'acqua", progettata dall'architetto Stefano Boeri e costata 52 milioni, è la triste metafora della catastrofe impadronitasi dell'Isola. Il pavimento e le scale in marmo bianco, su cui avrebbero dovuto camminare i potenti del G8, sono ricoperti da una fitta coltre di polvere mentre dai vetri luridi si intravede un desolante spettacolo. Della struttura reticolare che come un nido avvolgeva l'edificio sono rimasti brandelli. Complice il maestrale, il sale, e la mancata manutenzione, non si contano più le lamelle in vetro perse in mare o schiantate a terra, dove riposano tra le erbacce. "Questo cade a pezzi", ammette Rossi guardando i cavi arrugginiti, "e su questo c'è un contenzioso". Perché, ci tiene a precisare, i lavori sono stati eseguiti per arrivare alla fine velocemente. E i difetti di forma, come li definisce con piglio tecnico, non hanno tardato a comparire. La struttura è stata consegnata a giugno 2009 e poco meno di un anno dopo, secondo Mita, era già pericolosa per il pubblico. Tanto che durante il Louis Vuitton Trophy, tenutosi nel 2010, l'area di ingresso della Casa sull'acqua è stata transennata perché cadevano le prime lamelle. "Mi provi a spiegare dove sta il problema della manutenzione, se lei compra una casa e nove mesi dopo le cadono le piastrelline in testa".

Lampadario da 115mila euro. "Ricapitolando i tre grossi temi sono: a) questo perimetro", dice Rossi indicando il reticolato dilaniato della Main Conference "b) il discorso dei pali d'acciaio arrugginiti, c) il discorso del tetto (si riferisce alla struttura che avrebbe dovuto ospitare un centro congressi/commerciale e il porto turistico ndr). Quest'ultimo viene via per una sciocchezza, 10-15 milioni, ma di che stiamo parlando", minimizza. "L'albergo è perfetto basta tirar via le lenzuola e si riparte. Basta passare lo scopettone, come si dice. Ci abbiamo speso 9 milioni di euro di arredi, saremmo dei folli se li lasciassimo andare in rovina. Li abbiamo anche pagati. E non poco, il lampadario della hall disegnato da Zaha Hadid è costato 115 mila euro". Tutto pronto e immobile. La Spa, con lsauna, bagno turco, sala fitness e sala massaggi, assomiglia a un vecchio maniero abbandonato, dove tutto è stato coperto da teli bianchi. Mentre la piscina sul tetto è ormai dimora di piante rinsecchite e insetti. Un cinque stelle lusso chiuso da due anni, e destinato a restare tale fino a quando non si troverà un accordo su le bonifiche da fare - "Madre di tutte le battaglie" - secondo il procuratore. Bonifca per cui mancano un progetto, un accordo tra le parti e soprattutto i fondi. Fondi, che la Regione non ha, il Comune nemmeno e che in ragione della legge 100 la Protezione Civile nega di dover versare. Bisognerà aspettare la prossima conferenza dei servizi prevista per il 2 ottobre a Roma, sperando che lo Stato torni a occuparsi di questa Grande Opera dimenticata da 4 anni.

24 settembre 2013