2014 09 Articolo: Dal deserto della Namibia al trionfo a Minorca. L’incredibile storia di Namib
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Dal deserto della Namibia al trionfo a Minorca. L’incredibile storia di NAMIB Mauro Pelaschier e Davide Besana portano alla vittoria della tappa di Minorca del trofeo Panerai il Sangermani Namib di Pietro Bianchi, con un equipaggio "mai salito in barca"
Posted on settembre 1, 2014 by Veronica Bottasini in Regate&Sport // 20 Comments
Pietro Bianchi voleva comprarsi un gozzo in legno per andare a fare il bagno con la famiglia lungo il litorale ligure, ma una serie di coincidenze l’hanno portato a trionfare over all nella categoria “classiche” della tappa menorchina del trofeo Panerai appena conclusa. Immaginate un appassionato di viaggi nei deserti della Namibia, un avvocato che preferisce i deserti al foro, che un bel giorno nel 2010 decide, senza aver mai messo piede in barca, di comprarsi un Sangermani del 1967, rimetterlo a posto e cominciare e regatare coinvolgendo quattro cugini, anche loro quasi del tutto estranei al mondo della vela. Un’idea particolare, quella di iniziare da una barca d’epoca, un mezzo che richiede cura ed esperienza, invece che lanciarsi su una barca moderna, facile e comoda.
Il tutto seguendo un serie di interessanti coincidenze: una passeggiata nel porto di Varazze dove scopre lo scafo in legno in uno stato di semi-abbandono “non avevo le idee chiare” mi racconta “cercavo solo una barca in legno, perché è un materiale che amo molto, ma ero completamente estraneo al mondo della nautica, così mi sono fatto consigliare da un amico. Le barche in vetroresina non le ho nemmeno prese in considerazione”; poi la lettura di un articolo del nostro giornale che lo collega a Davide Besana che su quella barca navigava da bambino e che decide di aiutare Pietro nella gestione del Namib (così viene ribattezzata la barca) e nella formazione di un equipaggio che potesse provare a regatare.
Dopo un restauro durato dal 2010 al 2012 la barca e’ pronta: membri fissi dell’equipaggio sono tre cugini di Pietro Bianchi, anche loro alla prime armi. Era necessario però un cambio d marcia per poter regatare, così Davide Besana decide di proporre a Bianchi un “affare d’oro”: “ci sarebbe la possibilità di avere in barca Mauro Pelaschier”, “e chi è ?”. Dopo una lezione di storia della vela, Pietro si convince e coinvolge Mauro, “il maestro”, come lo chiamano a bordo. A Mahon ho regatato con loro, insieme abbiamo vinto overall nella categoria “classiche”, sono stati quattro giorni meravigliosi, non solo per la splendida vittoria ma perché questo equipaggio e’ protagonista di uno degli aspetti magici della vela. Ovvero la vicinanza e il contatto diretto che c’è fra i grandi campioni e gli appassionati.
Nel giro di un anno Mauro e Davide hanno creato dal nulla un equipaggio, e hanno portato a vincere delle persone che in barca non avevano messo mai piede. Regatare insieme a loro è stato davvero divertente: chi conosce Mauro Pelaschier, sa cosa vuole dire navigare con lui: si trasforma in un leone che vuole il massimo da tutti i presenti a bordo. Ama la perfezione, non trascura alcun dettaglio e sa appassionare tutti con la sua fame di vittoria. Riesce ad avere occhi ovunque, mentre beve un sorso di vino bianco (immancabile a bordo) riesce a sentire se la rotta e’ troppo orzata di qualche grado. La barca che non cammina per lui e’ una sofferenza e raramente riesce a trattenere un “poggia Besana,siamo fermi come stoccafissi!” che quando è più ispirato si trasforma in un triestino “pojate Lidia!”. Fiuto, istinto del campione. Durante un lato di bolina con poca aria, dati i continui salti di vento “il maestro” non smetteva di dare consigli a tutti su come fare camminare il più possibile la barca,a un certo esplode una battuta meravigliosa di Besana: “Mauro, se vuoi andare sottocoperta a riposarti un’oretta, posso insultarmi da solo ogni cinque minuti!“. Una bellissima vittoria quindi, in un campo di regata strepitoso.
Il porto di Mahon e’ un vero regalo della natura, un fiordo inattaccabile e perfettamente riparto dove regna ogni giorno un’atmosfera di festa, soprattutto tra le banchine dei velisti e i loro Gin Tonic. Non a caso l’ammiraglio Horatio Nelson aveva casa in questo porto, dal quale comandava tutti dall’alto.