2015 03 Articolo: Cosa unisce Renzo Piano, Doi Malingri e Michel Dufour? Nina Boba!
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Cosa unisce Renzo Piano, Doi Malingri e Michel Dufour? Nina Boba!
Un arpège in legno, Nina Boba, costruito ai cantieri Mostes unisce i destini di tre grandi personaggi: Renzo Piano, Michel Dufour e Doi Malingri
Posted on marzo 26, 2015 by Veronica Bottasini in Passione vela
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A Calasetta, sull’isola di Sant’Antioco (CA), naviga un Arpége in legno costruito nel Cantiere Di Mostes di Genova, nel lontano 1968. Il suo nome è Niña Boba e la sua storia è incredibile perché intreccia i destini di tre grandi personaggi: Michel Dufour, Renzo Piano e Doi Malingri.
Il varo del Nina Boba con a bordo Doi Malingri
screen-shot-2014-09-19-at-10-27-41-am Michel Dufour a La Rochelle
Tutto ha inizio nel 1965. Un architetto francese, un certo Michel Dufour ha un’intuizione che rivoluzionerà la filosofia di costruzione delle barche a vela. Negli anni 60 i progetti degli scafi si fondavano su una convinzione: che una barca per essere veloce dovesse toccare meno acqua possibile per offrire meno resistenza. Dufour non ci sta. La sua esperienza lo porta a sviluppare un progetto innovativo: uno scafo con un baglio massimo di notevoli dimensioni rispetto alle dimensioni dell’epoca. Perché questa scelta? Semplice: il signor Dufour era riuscito a sfruttare al meglio una formula conosciuta già da tempo: ovvero che la velocità limite di uno scafo è proporzionale alla lunghezza del galleggiamento, detto con parole diverse, alla superficie di contatto tra scafo e acqua. L’Arpège ha quindi una linea di galleggiamento di 6,7 metri che diventano 7,7 a barca sbandata. Cosa succedeva quindi con in regata? Che la barca aveva un rating simile a quello di una barca di 6,7 m ma una velocità di una barca di un metro superiore. La barca fu inoltre dotata di una pinna di deriva corta e un siluro per zavorra, al fine di migliorarne la portanza e le prestazioni di bolina. L’idea di Michel Dufour è ancora oggi attuale.
Renzo-Piano
Renzo Piano
Ma veniamo al primo anello di congiunzione: questo progetto di successo fu notato da da un architetto appassionato di mare e di vela: Renzo Piano, che si mise in contatto con Michel Dufour per proporgli una collaborazione: Dufour progettava lo scafo, Piano gli interni. E così fecero, ma non si fermarono qui. Renzo Piano riuscì a ottenere la licenza per costruire gli Arpège nel cantiere Mostes, che già aveva realizzato altre imbarcazioni per l’architetto italiano. Piano perfezionò la tecnica di costruzione degli scafi: diversi strati di legno incollati e resinati all’esterno. Il risultato è uno scafo sufficientemente robusto e leggero, che dà del filo da torcere agli Arpège in vetroresina, tanto che il cantiere francese ritira la licenza al Mostes. Il primo Arpège in legno realizzato fu proprio quello per Renzo Piano con il nome Didon III, che oggi naviga ancora nelle acque di Alghero con il nome di Snoopy, che si differenzia da tutti gli altri per la tuga tronca che lascia spazio a un ponte a prua di notevoli dimensioni.
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Snoopy, ex Didon III, il primo Arpége in legno costruito per Renzo Piano
Il secondo Arpège fu proprio Nina Boba, commissionato da colui che poi diventò uno dei più grandi velisti italiani, Doi Malingri, che, nel 1970, in compagnia del suo amico Carlo Mascheroni, proprio cool Boba attraversò l’Atlantico.
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Doi Malingri
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Il Nina Boba nel 1968
Ci sono poi altri due Arpège in legno naviganti: Foletta III a Alghero, San’Etienne a Cagliari; gli altri quattro realizzati purtroppo non navigano più: San Martino, Arpége, Thiamo, Carpa. Si possono ammirare le foto sul sito www.mostes.it.
Oggi con il nome Niña Boba è stata costituita un’associazione dilettantistica sportiva, che ha come obiettivo quello di far riscoprire il piacere della vela classica, senza lo stress di dover vincere a tutti i costi, ma trasmettendo i concetti della tecnica della vela che possono essere utilizzati per andar per mare in totale sicurezza. www.ninaboba.com