2018 10 Articolo: La mia Barcolana 50, così Pelaschier ci ha fatto arrivare quarti

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La mia Barcolana 50, così Pelaschier ci ha fatto arrivare quarti La regata su Viriella, il 36 metri di Vittorio Moretti con le insegne di One Ocean,vera rivelazione della festa della vela di Trieste. L’ex timoniere di Azzurra ha ipotecato il vantaggio con una partenza straordinaria e poi non ci hanno più preso

Un’immagine di Viriella scattata da Carlo Borlenghi dall’elicottero


Pubblicato il 16/10/2018

Ultima modifica il 16/10/2018 alle ore 21:43

FABIO POZZO

TRIESTE

La mia Barcolana numero 50 è cominciata alle 8.30, salendo su Viriella. Sì, la partenza era alle 10.30, ma bisognava raggiungere la linea di Barcola. E poi, “Mauro vuole salpare presto”, mi hanno detto e raccomandato.


Due passi per raggiungere le Rive, la barca davanti a piazza Unità. Un ormeggio con vista, ma del resto con i suoi 118 piedi, 36 metri, era la più grande tra le vele iscritte. Un momento di pace, attraversando gli stand ancora chiusi del Villaggio; un momento unico, perchè poi la musica si sarebbe rianimata e avrebbe segnato la giornata e parte della notte, diventando un fiume di note senza regole. C’è vento, strano perché era una settimana che dicevano non ci sarebbe stato.

Viriella (con la vela scura...)

Salgo a bordo, i buongiorno di rito. Un po’ assonnati, ancora, a dire la verità. Il padrone di casa, Vittorio Moretti, ci porge il benvenuto. Saluto comandante, parte dell’equipaggio e quello che sarà il nostro timoniere, Mauro Pelaschier. Con lui avevo fatto la Barcolana due anni fa. “Eravamo arrivati dodicesimi. Guarda che dobbiamo migliorare”, gli dico, scherzando. “Io però l’anno scorso sono arrivato decimo”, mi risponde. Naturalmente valgono solo quelle degli ultimi anni, perché lui è un veterano e può vantare anche qualche vittoria. “Ne avrò fatte 40 su 50”, dice. Parla di questa regata come di una festa, e oggi più che mai lo è, con 2688 + 1 (Vespucci) barche iscritte.

Noi festeggiamo quando ancora siamo agli ormeggi con le brioches che ha portato Sciaké Bonadeo, la moglie di Riccardo Bonadeo, commodoro dal 2008 dello Yacht Club Costa Smeralda, armatore della serie dei Rrose Selavy (do you know Marcel Duchamp?). La barca porta il guidone dello Yccs e le insegne di One Ocean Foundation, la fondazione istituita dal club per i suoi 50 anni e per amore del mare (e della sua salvaguardia). Dunque, è territorio “sardo”. In verità, a bordo si parla soprattutto bresciano, in onore dell’armatore, presidente di Terra Moretti holding, gruppo che oltre alle costruzioni, ai resort celebri, nel vino imbottiglia tra l’altro il Bellavista, le bollicine italiane. Un particolare che tornerà a galla.

L’equipaggio è quello fisso, professionale della barca più sei uomini che si è portato Mauro. Riconosco e saluto subito Mauro Piani detto Chato, uno dei ragazi di Azzurra come il “vichingo”. Poi ci sono amici, ospiti e ambassador di One Ocean, come Alex Bellini, l’esploratore che ha attraversato l’Atlantico e il Pacifico a remi e che si appresta a navigare i dieci fiumi più inquinati dalla plastica del mondo (tutti tra Asia e Africa) e il blob di microplastiche del Pacifico. Vabbè, dai, andiamo.

Vento e se anche si comincia a far sentire il sole siamo tutti con giacca e sottogiacca. La barca è immensa, io mi sistemo a poppa, dietro le volanti, così posso anche guardare che cosa fa Mauro, che nel frattempo ha raccolto la ruota dalle mani del comandante di Vieriella. Non siamo soli, no. Il muro di vele si comincia a formare. Più tardi si discuterà sul fatto che delle 2688 barche iscritte una parte non si presenta sulla linea di partenza o se lo fa, poi resta lì a bere e a tagliare prosciutto. Sarà, ma il numero di scafi che ci circonda è incredibile, immenso. Unico.

La linea dello start quest’anno è stata allargata a 2 miglia, tirata come un elastico verso il castello di Miramare, perchè bisogna far spazio a tutti. Anche ampliata un po’ verso il largo, sempre per le stesse ragioni. Quando cominciamo a “segnare” le boe e prendere le misure del campo di regata arrivano le Frecce tricolori. Ci fermiamo a guardarle, le evoluzioni sono da brividi. Quelli che, mi confesserà successivamente Mitja Gialuz, il presidente della Società velica Barcola Grignano, ha provato - si può dire, ora, che non è successo nulla di brutto - nel vedere gli aerei della pattuglia acrobatica quasi sfiorare gli alberi delle barche (illusione ottica). Ma sono da brivido anche le vele che stanno macchiando il golfo. “Ma quante sono? Incredibile”, dice Bonadeo. E sì che di regate ne ha visto. Anche Moretti è estasiato, per lui una ragione in più per esserlo perché è alla sua prima Barcolana.

Nessuno è indenne dall’effetto Barcolana. “Ma come fai a non emozionarti. E’ uno spettacolo unico”, mi dirà Pelaschier, subito dopo l’arrivo. Ma non corriamo troppo, dobbiamo ancora partire… Già, lo start. Mauro ad un certo punto tira dritto verso Miramare. “Che fa?”, penso. “Forse si vuole tirare via dal casino”, sembra leggermi nel pensiero Giuliano Luzzatto, portavoce dello Yccs. Invece no, il nostro timoniere ha un piano. Sa che può contare su una vela sola (il Code zero , la grande vela di prua per le andature al traverso) , sa che c’è un solo angolo giusto per partire. Io però non lo so ancora, quel che stava preparando. Vedo solo che ci stiamo allontanando e che il vento si sta alzando. Segna 23 nodi il display.

“Dov’è Spirit of Portopiccolo?”, cerchiamo la barca dei Benussi e degli altri triestini doc, per natali anagrafici o velici. Il favorito, il defender ((“Sai, magari fra 15 anni saremo sul divano a guardare la Barcolana in tv, ci tenevo ad avere gli amici per i 50 anni di questa regata”, mi spiegherà Furio Benussi una volta a terra e ancora parzialmente asciutto dalle bollicine dei festeggiamenti). Scorgiamo invece Tempus Fugit, lo sfidante più gettonato. Portopiccolo non facciamo in tempo a cercarlo che Mauro ha già cambiato mure. Ora ci stiamo avvicinando alla linea, ci stiamo muovendo insieme alle altre vele, ma Viriella ha una marcia in più. Ci infiliamo nello spazio giusto, sgusciamo via, mentre si gonfiano le vele. Portopiccolo ora lo vediamo, è davanti. Poi Tempus Fugit, e Way of Life l’ex Maxi Jena. Ehi, noi siamo quarti, cavolo!

Mauro ha tirato fuori una partenza spettacolare.”Ha dimostrato ancora una volta le sue eccezionali doti marinaresche di timoniere”, conferma Bonadeo. Il tempo, l’angolo giusto. Il vento ci ha pure aiutato, sì, ma il resto l’ha fatto tutto lui. E l’equipaggio che lo ha supportato. Viriella va via che è un piacere. “Sono le condizioni migliori”, dice Moretti, visibilmente compiaciuto. Ci voltiamo verso Barcola, con lo sguardo, e il muro di vele sembra fermo. “Ma che fanno?”, esclama ancora Bonadeo. Il commodoro ha gli occhi che brillano. “Ma hai visto quante vele?”, continua a ripetermi. L’effetto Barcolana si fa sentire.

Stiamo andando alla grande. Arriviamo alla prima boa con un bel distacco sul quinto, Generali-Woodpecker Cube, lo Swan 90 di Alberto Rossi, che ha a bordo velisti del calibro di Stefano Rizzi e tra gli ospiti, oltre ai vertici Generali e dell’Uefa, anche Adriano Panatta, che porta bene. Però noi amministriamo il vantaggio, concedendogli poco. Così se i primi tre sono storia a parte, noi ci concentriamo su quest’ultimo. Mauro si volta, di tanto in tanto. Noi pure. C’è bisogno di dirlo? Non devono superarci, cascasse il mondo. L’effetto Barcolana, sempre. Ingaggi dei match-race a distanza, scegliendoti il tuo avversario.


Arriviamo sulla boa di Miramare e ce ne troviamo davanti due. “Ragazziii! Qual è?”, urla Pelaschier. Ecco, che lo riconosco. Era stato insolitamente parco finora. “Guardè il percorsoooo!”, ora s’incavola davvero. Bonadeo sblocca la situazione. “E’ quella, dai. Gli altri hanno virato lì”, dice. Non c’è bisogno del papiro. Viriamo facile ed è già l’ultimo lato, che costeggia Barcola. Qui Generali alza bandiera bianca, la battaglia è finita. Il vento sembra alzarsi ancora, strano. Sull’orizzonte il muro di vele è infinito. Laggiù sta già calando e calerà ancora. Più avanti, invece, il fumo degli spari. Spirit of Portopiccolo è arrivato. Ha vinto. Be’, in fondo il Giubileo doveva essere di una barca triestina, no?

Noi, a bordo, siamo euforici. Quarti, quarti. Non è male, dai. Una barca da crociera, pesante, che ha cavalcato alla grande.

Tagliamo. Trieste è in festa. Non ci abbiamo messo molto di più dei Benussi. Almeno, ci pare. Qualcosetta sopra l’ora, che è un bel tempo davvero. Applausi dalle barche vicine, tutti che chiamano e salutano Mauro. Tre ip-ip-urrà a bordo, e poi parte il tappo della prima bottiglia. Arrivano i bicchieri. Cerimonia l’armatore. L’Amerigo Vespucci è a un passo, ci salutano dal castello di prora. Le Rive sono una marea umana. Ci schieriamo lungo la falchetta e restituiamo saluti e applausi. In fondo, è il pubblico il vero vincitore. Trecentomila spettatori, stimeranno. Saltano altri tappi. “Mai visto una cosa simile in una vita di vela”, dice Bonadeo. Bellini, che pur è di casa a Trieste, è emozionato come noi. “Vederla dal mare è un’altra cosa”. Pelaschier si piazza a poppa, bicchiere in mano, mentre scivola la passerella. Sul molo lo aspettano, è uno dei re della Barcolana.

Da sottocoperta arrivano generi di conforto. Siamo già al “terzo tempo”. Salgono a bordo il segretario generale dello Yccs Jan Pachner, Andrea Illy (ottavo con Prosecco Doc-Ancilla Domini), Mitjia Giuluz. Strette di mano, pacche sulle spalle. “Chato” issa le insegne di One Ocean. La musica a terra è al diapason. Festa. Abbiamo vinto tutti.

Ps. Viriella sarà alla quinta edizione della Venice Hospitality Challenge, in programma sabato prossimo, 20 ottobre. La regata unisce sport e lifestyle con dodici maxi yacht in rappresentanza di altrettanti Grand Hotel che si battono nel bacino di San Marco a Venezia. La barca di Moretti avrà ancora le insegne dello Yccs e di One Ocean Foundation e rappresenterà non un albergo ma la città di Venezia