Recensione: Dalla A di Starck alla Z di Hadid – evoluzione e tendenze del progetto nautico contemporaneo

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Dalla A di Starck alla Z di Hadid – evoluzione e tendenze del progetto nautico contemporaneo NEWS FOTOGALLERY a ... A ... stampa Negli ultimi anni la nautica da diporto è stata al centro di una trasformazione che definirei epocale. Se osserviamo l’oggetto barca nel suo insieme, a prescindere dalle dimensioni, potremo notare come le linee esterne, gli arredi, le attrezzature di governo, la tecnologia sopra e sotto coperta, i materiali e i processi costruttivi, sono il risultato di una ricerca che non è paragonabile a nessun altro oggetto di uso comune. Perfino la ricerca nell’automotive, il cui sviluppo ha inizio molti decenni prima ed è stata fortemente sovvenzionata dai governi, non può essere confrontata con quella nel settore navale degli ultimi 15 anni. Anzi, è sempre più frequente che le grandi case automobilistiche, dalla BMW alla Mercedes, dalla Jaguar alla Aston Martin, dalla Lamborghini alle ben due proposte Porsche invadano l’ambito navale studiando imbarcazioni dalle linee filanti e futuriste. Applicando a esse gli stilemi tipici dei propri marchi. La Lancia, gruppo Fiat, non più tardi di tre anni fa, invitò cinque tra i maggiori progettisti navali a rivisitare gli interni della Delta. Certamente dietro a tali iniziative, vi sono operazioni di marketing: basti ricordare che le maggiori competizioni veliche e motonautiche hanno case automobilistiche come main sponsor. La particolare attenzione da parte di grandi aziende e multinazionali la dice lunga sull’interesse mediatico che la nautica riesce ad attirare su di sé. E non c’è dubbio che la nautica riesca a muovere grandi capitali. Sulla scia di queste sperimentazioni, diversi cantieri e numerosi armatori sono oggi disposti a staccare generosi assegni per assicurarsi le firme di grandi designer, pescando non più soltanto tra i soliti noti progettisti navali, ma anche e soprattutto tra quelli che provengono dall’architettura e dal disegno industriale. Come non ricordare le barche disegnate da Philippe Starck, che pare essere ormai tra le “archistar” più richieste? Suo è il megayacht A realizzato per un magnate russo con la passione delle navi da guerra da cui è derivata la linea affusolata, a metà tra un sommergibile e un’architettura di Mendelson. O, ancora, la sua ultima creazione, che definirei postuma, per il fondatore della Apple, Steve Jobs, paragonabile a una villa californiana. Prima di lui si sono cimentati in tanti: da Renzo Piano con i suoi vari Kiribilli, a Zaha Hadid con la meno fortunata Z Boat. Ma chi ha aperto la strada del rinnovamento? E cosa ha comportato questo cambiamento nella cultura navale? Quasi certamente un pioniere dell’era moderna è stato Renato “Sonny” Levi che, con le sue visioni e con la complicità di imprenditori del calibro dell’avvocato Agnelli, ha dato un taglio netto alle linee pesanti e monolitiche degli yacht degli Anni 70. Solo diverso tempo dopo, un grande appassionato di vela e importante uomo di affari che risponde al nome di Luca Bassani, ha preso in mano il testimone lasciato vacante da Levi, ridefinendo quelle che oggi sembrano essere le caratteristiche progettuali affinché un’imbarcazione abbia successo. Grazie agli yacht Wally si è affermato un nuovo stile di barca, lo stile Wally appunto, che continua a regalare emozioni e formare nuove generazioni di progettisti, come un tempo i Beatles ispiravano centinaia di giovani musicisti. Questo nuovo corso ha trasmesso linfa vitale fresca anche nella progettazione degli interni, con linee secche e senza troppi fronzoli, né antirollio o spigoli stondati, reintepretando le regole stesse della buona navigazione e destando critiche o ammirazione da fronti opposti. Sono stati adottati materiali preziosissimi e sperimentato soluzioni architettoniche tipiche della progettazione edile, dandoci modo di ammirare le splendide creazioni di una delle maggiori arredatrici d’interni, ovviamente italiana, che è Ivana Porfiri. Appare evidente come queste barche siano fatte sì per navigare, ma soprattutto per rispecchiare chi le possiede e divenire, all’occorrenza, vere e proprie sedi di rappresentanza in cui stringere accordi e firmare affari internazionali, contraddicendo chi sostiene che la nautica sia spacciata.

arch. Paolo Ferrari (yacht@ferrariarchitetti.com) editoriale